Sant’Antonio Nuovo


Il testo è tratto da “Gorizia e dintorni” (ISBN 88-86928-43-2) edito da Libreria Editrice Goriziana www.leg.it leg@leg.it


Il convento di San Francesco (il preesistente)

L’ordine dei frati minori, fondato all’inizio del duecento da Francesco d’Assisi, si era rapidamente diffuso anche nella regione, in particolare presso i centri urbani — il primo insediamento fu stabilito a Cividale, nel 1244 — e lungo le strade che dalle Alpi scendevano alla pianura, e di qui ai porti d’imbarco per Venezia e il Levante. La presenza dei minori è testimoniata a Gorizia a partire dagli anni venti del trecento. Il borgo sorto intorno al castello. veniva allora acquisendo, durante il dominio del conte Enrico II, funzioni di centro di strutture amministrative e di commerci. In maniera conforme ai modi di insediamento dell’ordine, i francescani si stabilirono nelle sue immediate vicinanze, al di fuori delle mura, ai piedi della collina e presso la piazza del mercato. L’insediamento era forse voluto dagli stessi conti — risale al 1321 la donazione effettuata a loro favore da Beatrice da Camino, moglie del conte di Gorizia Enrico — che in tal modo riuscivano a garantire l’officiatura della loro cappella, nel castello. Sull’ubicazione del convento forniscono ulteriori notizie le datazioni di due documenti, che sono oggi conservati presso l’Archivio di Stato di Gorizia e risalgono rispettivamente al dicembre del 1323 e al marzo del 1325. Il primo dei due, con cui i signori di Spilimbergo rassegnavano ogni loro diritto sulla torre di Gramogliano e sui beni a questa pertinenti nelle mani del conte di Gorizia Enrico, era stato redatto alla presenza dei ministeriali del conte e del suo scrivano nella sacrestia dei minori, nella località di Santa Maria nella villa di Gorizia “in sacristia fratrum Minorum in loco Sanctae Mariae de villa Goricae”. L’altro, la compravendita di una vigna, fu rogato nel cimitero della chiesa dei minori: “in villa Goricae, in cemeterio ecclesie fratrum minorum”. Entrambi i documenti segnalano quindi la presenza di una chiesa dei francescani nel villaggio rurale sparso ai piedi del colle, in un luogo che portava lo stesso nome — Santa Maria — della cappella annessa all’ospizio che sorgeva sulla piazza e vicino al cimitero, che si sa contiguo alla prima chiesa dei Santi Ilario e Taziano. Donazioni successive testimoniano i rapporti dei francescani con i ministeriali dei conti, che ne elessero la chiesa anche a luogo di sepoltura. Dopo l’estinzione della dinastia comitale il convento rimase legato agli Stati provinciali, che ne nominavano il guardiano. Frequenti erano i conflitti sia con la vicina chiesa parrocchiale, per motivi legati alla cura d’anime e ai relativi diritti di stola, sia con gli stessi Stati, perché il convento continuava a dipendere dalla Provincia veneta e poteva offrire al governo della Serenissima occasioni di ingerenza nei territori asburgici. Nel 1668 lo si incorporò a quella stiriana. Il complesso, comprendente oltre agli edifici del convento l’antica cappella di Santa Caterina e la chiesa dedicata a san Francesco, fu trasformato nel corso del Seicento, quando fu inventata la tradizione, conservata quasi fino ai giorni nostri, che lo voleva fondato da sant’Antonio da Padova. Demolizioni — crollò nel 1736 la cappella di Santa Caterina, danneggiata da un precedente terremoto — e rifacimenti l’interessarono alla metà del secolo successivo, finché nel 1784 l’imperatore Giuseppe II d’Asburgo ne dispose la soppressione. Nel 1810, durante il terzo periodo di occupazione francese della città, il convento fu trasformato in caserma e ospedale. La chiesa di San Francesco, ridotta a magazzino, venne demolita nel 1817.

La chiesa di Sant’Antonio nuovo (attuale)

Si progettò allora il disegno della nuova piazza. L’acquirente del fondo dell’ex-convento, Giacomo Vogel, concesse nel 1823 il terreno per la costruzione di una nuova cappella all’angolo sinistro del porticato dell’antico chiostro. Dedicata a sant’Antonio, questa fu consacrata nel 1825. In seguito ne vennero affrescati gli interni. La statua del santo, che era originariamente collocata al centro della piazza, fu posta in una nicchia, sull’arco del portico antistante.