Santo Spirito

La chiesa di S. Spirito si trova nel suggestivo Borgo del Castello di Gorizia

Tratto da “Santo Spirito a Gorizia” di Sergio Tavano edizione Parrocchia della Chiesa Metropolitana di Gorizia

I nomi di Gorizia (Goritia, Gorza) e di Salcano (Silicanum) – ora in Slovenia appaiono per la prima volta in un documento scritto nel 1001.

Salcano, del patriarcato di Aquileia, possedeva già allora un castello ed era sede di una pieve dedicata a S. Stefano, della quale Gorizia fece parte fino al 1460. In quell’anno, infatti, fu costituita la prima parrocchia, quella dei santi Ilario e Taziano, attuale Duomo della città e Cattedrale della diocesi metropolitana.

La fondazione

Il 23 marzo 1398 Giovanni e Michele Rabatta (toscani d’origine) ottennero dal papa Bonifacio IX (1389-1404) il permesso di “fondare e fare erigere nel Borgo una cappella in onore e sotto l’invocazione dello Spirito Santo sopra il fondo di alcune case” di loro proprietà, venendo così incontro alle esigenze dei goriziani che sino ad allora dovevano recarsi nella Chiesa parrocchiale di Salcano per assistere al culto divino. Il 22 gennaio 1414 la chiesa è terminata.

Attraverso i secoli

Al 14 ottobre 1750 risale la visita alla chiesa di colui che diventerà il primo arcivescovo di Gorizia, Carlo Michele d’Attems. Nel 1839 Teresa d’Asburgo – Lorena fece effettuare alcuni lavori di manutenzione. Fra il 1889 e il 1890 gli amministratori provvidero a far restaurare la facciata e ad arricchire l’abside maggiore.

La chiesa non subì gravi danni dai bombardamenti italiani fra il 1915 e il 1916 né da quelli austriaci fra il 1916 e il 1917. Da una fotografia dell’imperatore Carlo I del 1917 si riconosce sopra la porta l’affresco, poi scomparso.

Per molti anni dopo la Prima guerra Mondiale la chiesa non fu regolarmente officiata: soltanto nel 1946, dopo la consacrazione, fu riaperta al culto regolare e fu collocata nella vela una campana.

L’esterno

La facciata in vari particolari rappresenta la stilizzazione delle architetture venete degli ordini mendicanti (S. Francesco di Treviso o di Udine).

Nell’intradosso del protiro si leggono incise le sigle della bottega dei lapicidi che furono qui attivi.

La singolarità del lato orientale è data dall’articolazione delle tre absidiole con finestre archiacute, due delle quali sono pensili.

Il protiro si innalza su una serie di tre mensole in pietra che recano ciascuna gli stemmi dei Rabatta sulla sinistra e dei Castelpagano sulla destra, esibiti da angeli.

La statua sulla sinistra regge un cartiglio su cui doveva esserci uno scritto relativo alla fondazione della chiesa, mentre sulla destra troviamo la figura di Mariabella, consorte di Michele Rabatta.

Alla destra della facciata è addossato un Crocifisso ligneo copia di quello del Seicento conservato nel Museo Provinciale dal 1973.

Alla sinistra è murata una lapide con le date dei vari interventi sulla chiesa: 1398, 1889, 1931, 1988.

L’interno

Alla sommità dell’abside centrale s’innalza leggero ma completo un sistema di costolature che formano una stella a rombi, punteggiata da piccoli stemmi dei Castelpagano e dei Rabatta, ma nella chiave centrale si impone il solo stemma dei Rabatta.

Nel 1931 e 1932 furono aggiunte, sotto le capriate, attorno alla finestra circolare e alle finestre minori, delle fasce dipinte policrome con temi vegetali ispirati alla pittura quattrocentesca italiana.

L’arredo

Sopra l’altare campeggia una grande tela con una vistosa Assunzione. Una tradizione vorrebbe che questa grande tela fosse eseguita dal Tintoretto: in realtà potrebbe trattarsi del figlio suo, Domenico (1560-1635). L’opera potrebbe risalire agli anni novanta del Cinquecento.

Ai lati della pala dell’Assunta sono appesi due dipinti minori entro belle cornici in argento: a sinistra c’è la Maria Ausiliatrice (Mariahilf, Gnadenbild) copia di Lucas Cranach il Vecchio. Sulla destra c’è un gradevole dipinto con la figura di San Luigi Gonzaga penitente e in preghiera. Alla parete sinistra della chiesa è appesa una tela che reca la data del 1689, oltre ad alcune iniziali: sono le Anime del Purgatorio, liberate per la preghiera durante la messa e nel nome di Gesù: il pontefice che celebra dovrebbe essere San Gregorio Magno. Sulla destra compaiono figure femminili in preziosi abiti del tempo, probabilmente legate ai committenti.

Alla parete destra sono appesi tre quadri: una Deposizione, derivata da un’iconografia ben nota, dapprima di Daniele da Volterra (Roma, Trinità dei Monti, 1541-1546) e poi dal Rubens (cattedrale di Anversa, 1612).

Sono stati donati nel 1992 dalla famiglia Soller-Soleri di Gorizia i due quadri più a destra ancora: una Crocifissione con la Maddalena e la copia di una Madonna in adorazione di Giovanni Battista Salvi (il Sassoferrato 1605-1685).

Nell’abside è collocato un Cristo flagellato (o Christus passus): esempio della ricerca di effetti quasi espressionistici di gusto barocco e certamente emozionanti nel suscitare suggestioni, secondo orientamenti noti nel mondo tedesco ma anche in Ispagna.